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EMORROIDI

Le emorroidi (plessi emorroidari) sono delle strutture venose normalmente presenti nel soggetto sano con due funzioni principali: permettere alle feci di passare attraverso l’ano senza traumi e favorire la continenza delle feci e dei gas. Quando diventano patologiche le emorroidi sono causa di diversi disturbi. In base alla sede si distinguono in emorroidi esterne ed interne.

 

Le emorroidi esterne sono poste vicino all’orifizio anale e sono ricoperte da cute sensibile.

 

Le emorroidi interne sono poste all’interno dell’ano e possono in maniera saltuaria o stabilmente protrudere verso l’esterno. Più della metà della popolazione presenta sintomi da patologia emorroidaria almeno una volta nella vita. L’incidenza è uguale per entrambi i sessi.

 

L’esatta causa della malattia emorroidaria è ancora sconosciuta. Concorrono al suo sviluppo la prolungata stazione eretta, l’età, la stipsi o la diarrea cronica, la gravidanza, fattori ereditari, l’abuso di lassativi o clisteri, l’abitudine di ricorrere a eccessive spinte evacuative e di passare molto tempo sul vaso. Qualunque sia la causa, i tessuti che sostengono i plessi emorroidari, o per una loro alterazione o per l’aumento di pressione all’interno delle vene emorroidarie, vengono stirati. La conseguenza è la comparsa di vene dilatate a parete sottile e fragile. I sintomi più frequenti sono il sanguinamento, il prolasso mucoso ed emorroidario, il dolore e il prurito anale. Questi sintomi non dovrebbero mai essere sottovalutati in quanto possono essere confusi con quelli di altre patologie anche gravi. Non è mai consigliabile il così detto “fai da te”. Occorre rivolgersi al proprio medico almeno per una prima diagnosi.

 

Le emorroidi vengono classificate in quattro gradi in base al loro volume e conseguente prolasso dall’orifizio anale esterno.

EMORROIDI - Trattamento

La terapia ideale dovrebbe risolvere i sintomi con il minor danno tessutale possibile. Il trattamento di primo livello, prima di optare per provvedimenti chirurgici, dovrebbe sempre consistere in una terapia medica basata sull’uso di farmaci e di norme dietetiche e igienico-comportamentali. Qualora l’approccio conservativo si riveli insufficiente diventa necessario procedere al trattamento chirurgico.

 

Non esiste un solo tipo di intervento per la patologia emorroidaria, ma occorre scegliere quello più adatto ad ogni singolo caso, tenendo conto di più fattori come: il grado delle emorroidi, la sintomatologia riferita, le esigenze del paziente, le preferenze del chirurgo, la strumentazione disponibile ed altre ancora, sempre cercando di attenersi il più possibile alle linee guida indicate dalle società scientifiche del settore in base all’evidenza clinica dei risultati. La SICCR (Società Italiana di Chirurgia Colorettale) ha pubblicato le proprie linee guida per il trattamento della patologia emorroidaria. La scelta della migliore tecnica chirurgica dovrebbe basarsi non solo sulla esperienza personale del chirurgo ma, soprattutto, sulla evidenza scientifica della superiorità di un metodo rispetto all’altro.

 

I risultati della chirurgia per le emorroidi possono essere valutati sulla base di numerosi parametri come il dolore postoperatorio, il tempo di recupero della normale vita lavorativa e di relazione, la durata dell’ospedalizzazione, l’incidenza di complicazioni precoci e tardive, i risultati estetici o funzionali, l’incidenza di recidive. e infine i costi, per cui il confronto fra tecniche chirurgiche diverse dovrebbe tener conto di tutti questi fattori.

 

Le tecniche riconosciute attualmente come le più efficaci sono:

la legatura elastica ambulatoriale

la legatura delle arterie emorroidarie su guida doppler (DGHAL e THD)

la tecnica con stapler sec. Longo

la emorroidectomia chirurgica sec. Milligan - Morgan

 

Trattandosi di patologia benigna occorre poi tenere sempre in considerazione le possibili complicanze di ogni tecnica poiché, diversamente da quanto avviene in caso di patologia grave per la salute del paziente, un intervento poco rischioso anche se meno radicale potrebbe essere preferibile ad un intervento più radicale ma con maggiore incidenza di complicanze.

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